Invecchiamento e longevità in Italia: guida alle pensioni


Previdenza: quale è oggi la situazione?

In cinquanta anni l’età media è cresciuta del 50%, nel 2100 addirittura raddoppierà. Negli anni ’70, l’età media mondiale era 21,5 anni, oggi è di circa 31.Perchè questi dati sono importanti? Sostanzialmente perché la piramide demografica sarà composta sempre meno da giovani e forza lavoro e sempre più da over 65.

Un pianeta più “anziano” richiede una seria revisione nell'organizzazione sociale; la strada è tracciata, le istituzioni pubbliche (sanitarie, pensionistiche ed assistenziali) non saranno più in grado di offrire servizi adeguati ai propri cittadini.   

Ma se le istituzioni sono ingessate, noi singoli cittadini possiamo fare molto. Come? A partire da una nuova idea di pianificazione finanziaria che contempli non più (o non solo) gli investimenti legati meramente al rendimento per un incremento finanziario a breve; bisogna andare oltre contemplando una seria integrazione pensionistica ed un capitale a sostegno della non autosufficienza.

Ad oggi la pensione media lorda mensile per un lavoratore dipendente è di circa 1.115 euro, che sale a circa 1.891 euro per un dipendente pubblico e scende a circa 761 euro (lordi) per un lavoratore autonomo. Tali valori sono destinati a scendere ulteriormente. 

Bene. Ora che hai ben chiaro il quadro, cercherò di spiegare senza troppo dilungarmi.


Previdenza complementare cos’è?

La previdenza complementare è uno strumento di risparmio di lungo periodo che permette di colmare il gap previdenziale, cioè la differenza tra pensione pubblica e ultimo reddito, grazie all’erogazione di una pensione integrativa. Quest’ultima si aggiunge alla pensione pubblica di base e permette di mantenere un tenore di vita adeguato anche da pensionati.


Il sistema della previdenza complementare

Attualmente la normativa di riferimento è DLGS del 2005, mentre per le persone del pubblico impiego il DLGS è quello del 1993.

Il sistema di funzionamento è piuttosto semplice: lavoratore, datore e Stato (attraverso sgravi fiscali) accantonano in un fondo specifico somme di denaro che vengono investite da operatori specializzati sul mercato finanziario sino al momento della pensione del lavoratore stesso per conseguire un rendimento aggiuntivo. Il montante ottenuto in quel momento è la base patrimoniale che verrà trasformata in rendita pensionistica complementare mediante l'uso di alcuni coefficienti assicurativi. 

 Il sistema pensionistico italiano si fonda su due pilastri:  

-    il primo pilastro corrisponde alla pensione di base del regime pubblico obbligatorio, quello cioè gestito dalle casse professionali, dall’AGO, dalla Gestione Separata e dall’INPS. 

-    la previdenza complementare si affianca a quello precedente e rappresenta il secondo pilastro del sistema pensionistico italiano. Questo secondo pilastro è nato con l’obiettivo di affiancare e integrare la pensione pubblica di base, che potrebbe non essere sufficiente a garantire lo stile di vita desiderato.


Previdenza complementare: come funziona?

L’adesione alla previdenza integrativa è sempre volontaria ed è aperta a tutti: lavoratori, soggetti fiscalmente a carico, persone inoccupate o studenti. È possibile aderire in forma individuale oppure in forma collettiva, se previsto dalla contrattazione collettiva della categoria lavorativa di appartenenza.

Gli aderenti alla previdenza complementare sono liberi di scegliere la frequenza e l’ammontare dei versamenti al fondo pensione. Inoltre, in aggiunta ai versamenti volontari, i dipendenti privati possono scegliere di destinare alla previdenza complementare il proprio TFR maturando.

Al momento dell’adesione gli aderenti alla previdenza complementare possono scegliere anche la linea di gestione (garantita, obbligazionaria, bilanciata o azionaria) che sia più adeguata con il proprio profilo. Tale scelta potrà poi essere modificata nel tempo così da restare sempre in linea con il proprio profilo. Quanto versato al fondo pensione viene investito nei mercati finanziari al fine di generare rendimenti.

Una volta raggiunti i requisiti di pensionamento nel proprio regime pubblico di appartenenza e dopo almeno cinque anni di partecipazione al fondo pensione è possibile richiedere l’erogazione della prestazione finale.


Ma quali sono le tipologie di fondi pensione

Gli aderenti alla previdenza complementare possono scegliere tra diverse tipologie di strumenti. Infatti, a seconda della tipologia di adesione e del soggetto che li istituisce, i fondi pensione si distinguono in tre categorie:

-    Piani Individuali Pensionistici – PIP: vengono istituiti dalle compagnie di assicurazione e ammettono esclusivamente l’adesione di tipo individuale. Si rivolgono a tutti, a prescindere dalla propria situazione lavorativa (anche ai soggetti fiscalmente a carico, studenti, bambini);


-    Fondi pensione aperti: vengono istituiti da banche, SGR – società di gestione del risparmio, SIM – società di gestione immobiliare e da assicurazioni. Può aderirvi chiunque, indipendentemente dalla propria situazione lavorativa e sono aperti sia alle adesioni individuali, che a quelle collettive;


-    Fondi pensione chiusi o negoziali: vengono istituiti sulla base di accordi tra i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali. Si rivolgono esclusivamente a specifiche categorie di lavoratori (ad esempio chimici, esercenti le professioni sanitarie, metalmeccanici) ed è possibile aderirvi solo in forma collettiva.


Come richiedere la pensione complementare? Contattami privatamente e ti illustrerò le varie modalità oppure attendi il mio prossimo contenuto. 


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